Dietro al vetro
- patriziacastagna
- 31 mar 2015
- Tempo di lettura: 5 min
A distanza di tre mesi cerco di tirare le somme di questa esperienza.
Tralasciamo pure le prime settimane (dove ero veramente fuori dal mondo, senza telefono, internet e tv, in cui mi sentivo mutilata, amputata completamente della mia rete sociale ) che sono state durissime nonostante continuassi a ripetermi "andrà meglio".
Ora sono trascorsi ben 90 giorni. Dispongo finalmente di quegli aggeggi tecnologici che mi consentono di sentire sporadicamente le persone che ho lasciato in Italia e di avere notizie dal mondo esterno.
Sono mesi che mi attacco alle cose positive, al fatto che la famiglia finalmente è riunita, che stiamo dando un futuro ai nostri figli, che siamo in una bella città, in una bella casa...ma facciamo un attimo il punto della situazione.
Non conosco nessuno. Bramo un dialogo qualsiasi con una persona adulta.
A 40 anni non è facile conoscere nuova gente ed è ancora più difficile farsi conoscere, farsi apprezzare per quello che si è. Rimettersi in gioco insomma in una relazione interpersonale.
Per i cani è tutto più semplice, a loro basta annusarsi il sedere ed è fatta.
Da adulti pseudo sapiens invece non basta il feeling con un'altra persona, ma incidono altri fattori come gli impegni e l'età dei figli, le differenze culturali e gli stereotipi, se poi aggiungiamo il problema della lingua figuriamoci.
Mi ritrovo a voler "fare la simpatica" e non mi vengono le parole. Che nervi!!!
Il fatto di fare nuove conoscenze è inoltre reso ancora più complicato dalla vita che conduco, perché fino a quando sto chiusa in casa non posso mica aspettare che le persone appaiano dal nulla come la fata turchina...
E passiamo al secondo punto.
Trascorro le giornate in casa con una bellissima bimba di 2 anni e mezzo. Mia figlia Alice. La amo da morire ma non le voglio meno bene quando ammetto che è una bambina impegnativa in una fase delicata...se li chiamano i terrible two ci sarà un motivo eh!
È in costante rivolta contro la sottoscritta, come una piccola adolescente in miniatura, con l'aggravante che è anche arrabbiatissima perché lei in Italia ci stava benissimo e vive questo cambiamento come una sorta di punizione...le prime settimane non ha fatto altro che chiedermi di tornare nel suo Asilo, dai bimbi.
Per cui se la prende con me, che sono diventata il suo capro espiatorio e lo dimostra senza riserve: non serve una grande perspicacia nè la mia laurea in psicologia quando tua figlia passa la giornata a dirti che sei brutta- brutta-brutta.
Allora, diciamo che uscire con lei non è certo una passeggiata di piacere.
Non vuole camminare, non vuole stare sul passeggino, mi sfida, fa capricci, scappa, piange e si butta a terra. Gli occhi della gente si puntano su di me che mi sento inetta ed impotente, una mamma incapace...e so che è quello che pensano gli estranei che mi guardano, non solo perché glielo leggo in faccia ma anche perché è esattamente quello che pensavo anch'io quando assistevo a scene del genere!
Ok quindi dato che in casa è decisamente più gestibile e uscire diventa un'agonia, ci rinuncio.
Il tempo dentro casa trascorre così lentamente che le ore sembrano ere geologiche.
Mi sveglio alle 7.15 per fare colazione con mio marito e preparare Federico per la scuola.
Quando escono faccio le corse per cercare di riordinare l'esplosione che pare sia avvenuta durante la notte (in realtà sono i residui degli ultimi giochi prima di andare a dormire, quando sono diventata una cosa sola col divano e non riesco nemmeno a riprendere la posizione eretta per strisciare a letto...).
Ore 8.45/9.00 circa: sveglia-colazione della piccola- cambio abiti varie ed eventuali (precambriano);
ore 10.00: favola dei tre porcellini, i 7 capretti, daccapo, dai ancora, si ma questa e poi basta...all'ottava nona favola passiamo dall'era paleozoica alla mesozoica.
E poi dipende dai giorni...bagnetto, giochi, pranzo, capricci, cacche e pipì...il tutto cercando di barcamenarmi facendo le pulizie in giro x la casa e lavando le migliaia di vestiti sbrodolanti che i bambini hanno l'innato dono di produrre giornalmente.
Uno nemmeno se ci si mette d'impegno riesce a sporcare così tanta roba in un così breve periodo...per non parlare dei getti di pipì che partono dal pisellino di mio figlio innaffiando persino le pareti del bagno, nemmeno fosse Grisu' e dovesse spegnere un incendio col suo arnese!
Il concetto di mirare il buco del water e' quasi del tutto sconosciuto agli uomini adulti, figuriamoci ad un bambino di 5 anni...(sono molto belli quegli articoli che consigliano alle mamme di fare meno pulizie, ma forse dimenticano che i bambini non sono bambolotti immobili, e sporcano invece e molto...quindi se non si vuole che i propri figli crescano in una latrina bisogna pulire, ahimè, perchè non esiste ancora la funzione autopulente delle case!).
Verso le 14.30 io e Alice ci prepariamo per andare a prendere Federico a scuola, e siamo al cenozoico. Inizia la seconda fase della giornata in cui si alternano giochi a liti, capricci, dispetti, coccole, briciole ovunque, cacche, pulizie, urla...moltiplicato x 2.
Cerco di rallegrare le giornate e tenerli impegnati con attività creative con colori, cartoncini e giochi vari...sarebbe molto più semplice piazzarli davanti alla TV ma mi tengo l'opzione verso sera nell'era neozoica!
All'imbrunire scruto il cielo fuori dalla finestra e penso: "anche oggi è andata".
Ci sistemiamo sul divano ed attendo il ritorno di mio marito da lì a qualche minuto.
E penso che abbiamo fatto tutto questo per potermi addormentare al suo fianco, sentire il suo respiro mentre dorme, e vederlo al mattino mentre mi porge il cappuccio. E tutto questo prende un senso. Così come mi si gonfia il cuore mentre il sabato lo vedo giocare a calcio in giardino con Federico o mentre gli insegna ad andare in bicicletta.
Tuttavia le mie emozioni non si limitano a questi idilliaci quadretti familiari ma hanno dei veri shock di alti e bassi: il mio umore altalenante subisce degli sbalzi quasi da disturbo bipolare.
La gioia x la novità si alterna a rabbia e tristezza.
L'amore per la mia famiglia al vuoto e al senso di solitudine.
Penso che dovrei essere raggiante quando la sera mio marito rincasa dopo una giornata di lavoro e invece mi trova semi svenuta sul divano, esausta quando non incazzata.
...E così al cocktail di sentimenti contrastanti si unisce il senso di colpa, inseparabile amico mio.
Si perché mi dico:" ma in fondo di cosa mi lamento? di non avere un spazio mio? di fare una doccia in pace, una passeggiata? un caffè e una sana risata con un'amica? di non potermi prendere un po' cura di me?" e mi sento veramente piccola e insulsa nelle mie lamentele da bambina viziata.
E mentre ribadisco a me stessa che non sono certo questi i problemi, che dovrei vergognarmi perché ho l'amore, un marito e dei figli stupendi, la salute...sento sulle spalle il peso del giudizio. Del mio innanzi tutto. Non so se pretendo troppo da me stessa o se sono solo troppo impaziente.
Sta di fatto che essere madre porta a uno sconvolgimento della tua vita dove spesso le tue esigenze passano in secondo piano. È' un amore totalizzante e spesso annientante, in cui ti perdi e ti dimentichi di chi sei. Spesso ti senti sola, isolata, incompresa ed hai paura a dirlo anche a te stessa. Fare una doccia in pace, una chiacchierata con un'amica senza essere interrotta, avere semplicemente un pò di tempo per sè diventano delle conquiste ambite se non impossibili.
Vivere questa condizione all'estero, in un posto sconosciuto, dalla lingua e dalla cultura differenti, senza amicizie, punti di riferimento, luoghi e volti famigliari dove potersi sentire al sicuro è veramente destabilizzante.
Mi guardo dal dì fuori e vedo una quasi quarantenne (omioddio!!!) sciatta, trascurata, esaurita da pulizie e capricci, e sento che sono più di tutto questo, che potrei fare ancora molto.
Che qui fuori da queste grandi finestre senza tende c'è un mondo che aspetta solo di essere scoperto.
...e mi sembra di vivere dietro ad un vetro, dove non posso toccare nulla di quello che vedo.

Comments